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Ma quale Globalizzazione...



Secondo il capitano Leo Davidson , protagonista del “Pianeta delle scimmie”, gli uomini più diventano intelligenti e più diventano pericolosi! Ne abbiamo una prova lampante quando pensiamo alla famigerata Globalizzazione.
La definizione tratta da una qualsiasi enciclopedia recita più o meno così: termine che indica l’insieme dei fenomeni di integrazione, non solo economico finanziaria ma anche socio politico culturale,resi possibili a livello internazionale dallo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. Starete pensando: ma che vuol dire? Avete ragione, non significa molto, è la solita tecnica delle parole utilizzate subdolamente dai padroni del vapore per prenderci per i fondelli... parole che spregiudicati economisti fanatici ammiratori di Milton Friedman, delle dottrine della Scuola di Chicago e dei suoi "Chicago Boys"
continuano a proporci/imporci come modelli economici solo apparentemente tesi allo sviluppo globale ma in realtà ideati con il fine di perseguire il profitto indiscriminato di pochi macro azionisti.
Globalizzazione significa produrre a basso costo nei paesi del terzo mondo merci che saranno consumate nei paesi più ricchi. Tutto qua. Vi sembra poco? Eppure questa “enorme” conquista dei “grandi economisti” è responsabile dell’attuale crisi economica mondiale e di…. qualche decina di conflitti armati in giro per il pianeta. Con questo sistema produttivo di beni e servizi (compresi i geniali prodotti finanziari quali edge-fund, future, mutui subprime e altro ancora) la ricchezza creata non si ripartisce proporzionalmente tra i soggetti che l’hanno prodotta (pur con le sue diseguaglianze ovviamente) ma tende ad accentrarsi nelle “mani” di un numero sempre più ristretto di figure che vedono aumentare incredibilmente i propri patrimoni.
Semplicemente, aumentano i super-ricchi, sparisce la classe media (o media borghesia), aumenta il numero di persone che vive sotto la soglia della povertà. Il risultato è che il 2% della popolazione adulta possiede il 50% della ricchezza mondiale!

Come funziona. Le grandi imprese trasferiscono gli stabilimenti produttivi in paesi economicamente depressi, dove di conseguenza è basso il costo della mano d’opera ed è labile, se non assente del tutto, la tutela giuridica dei lavoratori. Questo sistema consente una superproduzione di merci, le quali sono immesse proprio nei mercati di quei paesi dove gli stabilimenti che le hanno create erano in precedenza installati.
Alla fine, nelle nazioni dove gli impianti produttivi chiudono, si perdono posti di lavoro mentre nei paesi dove questi sono spostati i pochi benefici dell’occupazione vengono drammaticamente resi vani dai bassissimi redditi e da uno stato sociale (welfare) inesistente che non consentono un miglioramento della qualità della vita. Contemporaneamente le imprese, abbattendo drasticamente i costi, aumentano a dismisura i profitti. Ovviamente, le merci prodotte non potendo essere collocate nelle zone di produzione perché economicamente depresse, sono immesse nei paesi dove erano prodotte in precedenza e lì sempre più spesso acquistate ricorrendo all’indebitamento per mantenere un tenore di vita ormai insostenibile. Il noto cane che si morde la coda...

Nel frattempo il 50% della popolazione terrestre deve dividersi l’1% della ricchezza mondiale. Si stima che nel 2009 il numero di persone che vivrà in continuo stato di bisogno raggiungerà il miliardo! Ormai è attualità, le conseguenze di questo sistema le vediamo quotidianamente nei telegiornali e le paghiamo direttamente sulla nostra pelle, mentre i governi di tutto il mondo, intanto, si preoccupano principalmente di aiutare le banche...
Con affetto, il vostro PiccoloDrago